Statuto

Allegato al decreto Arcivescovile
Prot. 2081 tit.49 fasc. 2/2015

1) NATURA E FINALITÀ DELL'ASSOCIAZIONE

1.1) NATURA DELL'ASSOCIAZIONE. La Comunità dei Figli di Maria di Nazareth è una associazione di fedeli che, resi consapevoli per grazia della loro appartenenza a Cristo per il Battesimo ricevuto, vi aderiscono con un atto libero e personale di consacrazione a Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo e di affidamento a Maria Santissima, nella Chiesa. Essi, risvegliati alla fede dall’ascolto assiduo e globale, personale e condiviso della Parola di Dio, e convocati nella preghiera perseverante e nella vita fraterna, sono toccati da una comune grazia e vocazione che li sollecita a cercare Dio solo, nella sequela di Cristo in Comunità. Nel rendersi docili all’azione dello Spirito Santo, i membri si impegnano a vivere in un cammino di continua conversione, nell’esercizio delle virtù teologali, per raggiungere la perfezione dell’amore di Cristo, attraverso la pratica dei consigli evangelici, a cui ognuno deve sentirsi orientato. 

1.2) È Maria, e il mistero della sua divina maternità, a suggerire ai consacrati l’atteggiamento di ascolto e di docilità, davanti alla Parola del Signore. Ella ha accolto Cristo, Figlio di Dio, per opera dello Spirito Santo, accettando nella sua vita il disegno di Dio e donandosi totalmente a Lui; ha portato Cristo alla famiglia di Zaccaria ed Elisabetta, e continua a donarlo agli uomini con il suo amore materno. Ella nella Santa Famiglia di Nazareth, Vergine, Sposa, Madre, Vedova, ha vissuto con semplicità la vita ordinaria in modo straordinario ed esemplare per ogni stato di vita. I Misteri dell’Annunciazione e della Visitazione sono il quotidiano riferimento per la preghiera e per la vita di ogni membro. Fiduciosi nella onnipotenza supplice della Santa Vergine, i consacrati invocano lo Spirito Santo perché sia formato in ciascuno di loro il Figlio di Dio e siano sempre più disponibili a portare la sua presenza di servizio al Padre e ai fratelli. Il sentirsi figli di Maria e lo spirito della casa di Nazareth sono la ragione del nome dell’Associazione: “Comunità dei Figli di Maria di Nazareth”.

1.3) FINALITÀ. Nel corrispondere all'iniziativa della grazia divina, la Comunità ha i seguenti fini: - la lode di Dio nella santificazione personale e delle famiglie, con l’impegno di accogliere consapevolmente e progressivamente i doni fondamentali della Parola di Dio e della preghiera, e con essi accedere al mistero di Cristo nei Sacramenti e nella Liturgia della Chiesa; - la vita di comunione nel Signore e nella sua carità, per l'edificazione reciproca, nella diversità delle vocazioni, dei carismi e dei ministeri: la famiglia fondata sul sacramento del matrimonio, la verginità consacrata, il ministero sacerdotale; - il servizio al Regno di Dio, nell'attesa vigilante del ritorno di Cristo Signore, con la coerente testimonianza evangelica negli ambienti in cui si vive, a partire dalla propria casa, e col desiderio di portare Cristo e il suo Vangelo di famiglia in famiglia, perché in ciascuna di esse risplenda l'immagine di Dio e ogni casa diventi cenacolo, vera Chiesa e luogo di trasmissione della fede per ogni uomo che nasce.

1.4) La Comunità ed i suoi membri si riconoscono membra di Cristo nella Chiesa cattolica, al cui mistero vogliono fermamente e perfettamente aderire: accolgono con obbedienza di fede tutta la Parola di Dio, Sacra Scrittura e Tradizione, e con docilità gli insegnamenti del suo Magistero, per partecipare sempre più intensamente alla sua vita e alla sua missione. Ognuno nella Chiesa accetterà la missione che gli potesse venire affidata, per compiere nell'umiltà quel lavoro apostolico che solo in dipendenza dalla Chiesa può essere legittimo ed efficace.

1.5) La Comunità dei Figli di Maria di Nazareth, anche se si configura con una sua specificità e peculiarità, ha trovato un aiuto per la sua ispirazione e un riferimento spirituale per il proprio cammino nella Piccola Regola della Piccola Famiglia dell’Annunziata, nello Statuto della Comunità dei Figli di Dio e negli scritti di don Divo Barsotti.


2) I MEMBRI, LA VITA SPIRITUALE E LA FORMAZIONE

2.1) COMPOSIZIONE. La Comunità, suscitata dallo Spirito Santo come unica famiglia, si arricchisce di diversi doni, concessi da Dio ai suoi membri; questi sono uniti dalla consacrazione come fondamentale e personale risposta alla grazia del battesimo.

2.1.1) I consacrati, che aderiscono stabilmente alla vita religiosa della Comunità con promesse in ordine alla perfezione dell'amore verso Dio e verso il prossimo, si suddividono in due rami con i propri superiori: - gli sposi e quanti altri sono nel contesto della vita familiare e secolare; essi sono chiamati a vivere con maggiore fedeltà il loro stato e a lasciare trasfigurare dalle esigenze della Parola di Dio e dalla preghiera le realtà temporali di cui la loro esistenza è intessuta; - le sorelle chiamate alla totale consacrazione, che vivono stabilmente in fraternità in una casa di vita comune, per dedicarsi alla preghiera. Emettono i voti stabiliti dalla legge canonica per la vita consacrata. Il ministero sacerdotale è chiamato ad esprimersi secondo le finalità stesse della Comunità e il mandato del Vescovo.

2.1.2) Nel cammino di maturazione spirituale, alcuni consacrati del primo ramo possono giungere a fare promesse o voti di obbedienza, povertà e castità coniugale oppure castità perfetta per il Regno dei cieli, continuando a vivere in famiglia o nell'esercizio di un ministero ecclesiale. La Comunità rimane aperta anche ad altre forme di totale consacrazione. Un congruo numero di persone interessate a specificare la propria consacrazione potrà essere costituito in ramo, per voto deliberativo dell’Assemblea generale (cfr. 3.2). Quanti professano con i voti i consigli evangelici hanno una Regola, specifica per ciascuno dei due rami, con indicazioni proprie del loro stato di vita. La redazione delle Regole compete al Sacerdote fondatore con il primo nucleo dei consacrati interessati. Le successive modificazioni competono all'assemblea dei consacrati interessati, con il Sacerdote fondatore finché è presente. Sia la redazione che le successive modificazioni sono sottoposte al giudizio dell'Ordinario diocesano, per l'approvazione ecclesiale.

2.2) IMPEGNI SPIRITUALI DEI MEMBRI. Mediante l'atto di consacrazione ci si dona al Signore con il proposito dell'appartenenza totale e immediata, nella chiamata alla santità. La consacrazione avviene in modo definitivo durante la Celebrazione Eucaristica, in occasione di ritiri o di convocazioni generali della Comunità, con la proclamazione della formula di consacrazione davanti al Sacerdote, al padrino/madrina e ai fratelli, e con la sottoscrizione all'altare della stessa formula e dei propri impegni; sottoscrivono il documento anche il Sacerdote e il padrino/madrina. La consacrazione introduce a pieno titolo nella Comunità. Per le sorelle del II ramo le promesse che riguardano la vita fraterna si intendono secondo la loro condizione di appartenenti alla vita comune, ferma restando la vita comunitaria secondo le indicazioni della Presidenza.

2.2.1) I consacrati promettono: di impegnarsi in un ascolto quotidiano della Parola di Dio in lettura continua, seguendo il brano di “lectio divina” indicato nel calendario di Comunità; di proclamare ogni giorno l’Inno allo Spirito Santo e l’Angelus prolungato; di dare fedeltà alla Liturgia delle Ore con la recita di Lodi e Vespri (o altra ora del breviario) in unione spirituale alla lode e all'offerta del Sacrificio Eucaristico; di partecipare all'incontro settimanale nel gruppo di fraternità (o sostituirlo con un momento di preghiera personale); di vivere la vita fraterna della Comunità, partecipando ai ritiri e alle assemblee di Cenacolo e, per quanto possibile, a quelli generali, indicati dalla Presidenza; di accogliere il proposito di un cammino continuo in comunità, per la crescita della carità verso Dio e verso il prossimo, e pertanto di verificare periodicamente con l’incaricato i propri impegni di consacrati.

2.2.2) Per un cammino di crescita graduale e costante, ai consacrati si raccomanda: - uno spazio quotidiano di preghiera personale; la lettura meditata della Parola di Dio secondo un calendario di lettura completa della Sacra Scrittura; qualche S. Messa feriale tendendo alla partecipazione quotidiana dell'Eucaristia; di tendere alla celebrazione completa della Liturgia delle Ore; la recita del S. Rosario; - un momento di adorazione diurna o notturna, settimanale; di affidarsi alla grazia domenicale per verificare davanti al Signore l’adempimento dei propri impegni nella settimana trascorsa, e per prevenire con la preghiera la nuova settimana; - di orientarsi ad un regolamento di vita nello spirito dei consigli evangelici e di progredire in questa pratica; - la confessione frequente, almeno mensile, richiamando la preghiera di consacrazione, che ad ogni modo si suggerisce di ravvivare ogni settimana; - la partecipazione ad una convivenza o a un pellegrinaggio di Comunità, annuale; un corso annuale di esercizi spirituali; - di aprirsi con generosità ad atti di carità fraterna soprattutto nei confronti dei membri della Comunità; - di approfondire la propria fede con lo studio e la lettura di testi di formazione spirituale in dialogo con i responsabili.

2.3) I CONSIGLI EVANGELICI. Non conformandosi alla mentalità del mondo, i consacrati si impegnano a lasciare fruttificare nella loro vita i doni delle virtù teologali e la pratica dei consigli evangelici, nell'accoglienza della vita comunitaria o comune, sempre pronti a ricevere e ad offrire, dal più profondo del cuore, nel perdono reciproco quotidianamente rinnovato, il dono della divina misericordia. Ogni consacrato, che ha scoperto l'amore del Signore nel proprio cuore e nella propria vita, consapevole dei doveri del proprio stato davanti a Dio, è personalmente impegnato e aiutato nella Comunità a fare spazio alla Sua presenza, cercando di eliminare progressivamente gli impedimenti all'azione della Sua grazia, per essere disponibile a una preghiera continua e a un servizio della Parola del Signore e del suo Vangelo vissuto.

2.3.1) OBBEDIENZA. Ogni consacrato è chiamato a liberarsi dall'orgoglio, dalla propria volontà contraria a Dio, con la sottomissione ai Suoi comandi, a coloro che lo rappresentano nella Chiesa e nella Comunità, e a tutti i fratelli, affinché possa acquistare una mentalità secondo il vangelo e un senso religioso della vita che orientino tutte le sue scelte.

2.3.2) POVERTÀ. Ogni consacrato è chiamato a superare l'attaccamento alle cose che passano, scegliendo per sé e nella propria famiglia un tenore di vita sobrio e laborioso, nel sereno abbandono alla bontà provvidente di Dio, affinché possa usare dei beni a lui concessi per portare a compimento la propria risposta al Signore, con attenzione alle necessità dei fratelli.

2.3.3) CASTITÀ. Ogni consacrato è chiamato a superare l'egoismo della propria sensibilità e il proprio individualismo, con la mortificazione degli istinti, ordinando e semplificando tutta la propria vita nei pensieri, nelle parole e nelle azioni, per dare il primato alla vita spirituale e alla comunione d'amore, con vera accoglienza verso tutti i fratelli donati.

2.4) L'AMORE VERSO DIO. Maria è modello per tutti i consacrati nell'accogliere con fede la Parola consegnandosi alla potenza dello Spirito Santo, e nel rispondere a Dio con la preghiera, continuata durante tutta la giornata.

2.4.1) Il consacrato ogni giorno, con fede ed umiltà legge e medita la Sacra Scrittura; ascolta la Parola del Signore presente per accoglierla quale proprio nutrimento con l’impegno di conformare tutta la vita alla Parola ascoltata.

2.4.2) La preghiera liturgica della Chiesa, con al centro l'Eucaristia, è accolta come fonte e culmine della preghiera e della vita di ogni consacrato: la S. Messa, preparata e prolungata dalla Liturgia delle ore, inserisce la vita concreta di ognuno nel mistero di Cristo e realizza, che si sia o no convocati insieme, l'essere un cuore solo e un'anima sola nella Comunità. Ogni giorno, il Sacerdote della Comunità, nella Celebrazione eucaristica, offre la giornata e la consacrazione di tutti i membri al Signore.

2.4.3) L'autenticità della preghiera si verifica dal bisogno di prolungare la preghiera liturgica e di farla risuonare nella propria preghiera personale. Il consacrato in tal modo si apre sempre più ad un rapporto vivo e personale col Dio vivo. Si tratta di imparare a vivere la presenza reale di Dio sempre, anche quando si compiono i gesti più umili della vita quotidiana. Per ubbidire al comando di Gesù di pregare sempre senza stancarsi si suggerisce ai consacrati, come segno di affidamento a Lui, l'invocazione del Nome di Gesù e di brevi suppliche evangeliche nel desiderio di custodire un'attenzione intima al Signore. L'ascolto e l'assimilazione della Parola di Dio, la preghiera insieme a una vera comunione fraterna in Cristo sono facilitati dal raccoglimento e dal silenzio, per quanto possibile.

2.5) L'AMORE VERSO IL PROSSIMO. Maria invita alla condivisione dei doni della Parola e della preghiera con i fratelli, a partire da quelli della Comunità; pertanto i consacrati sono chiamati a vivere la vita fraterna e a muoversi nel servizio e nella testimonianza della carità di Cristo.

2.5.1) La Comunità in cui il Signore ha posto è il luogo dove, con la preghiera, si riceve quella forza interiore capace di unificare nell'amore e nella verità. L'unione e la concordia, l'amarsi l'un l'altro con docilità e umiltà, mentre fanno crescere in tutti i consacrati la fedeltà alla propria vocazione, saranno il segno della verità della propria risposta e sarà questa risposta a testimoniare, a creare e a fare progredire la comunione fraterna voluta da Cristo. Ogni consacrato è chiamato a favorire la vita comunitaria, a dare il suo contributo per creare un clima di fraternità, a sentirsi responsabile della fedeltà dei fratelli. Ci si sostenga e incoraggi sempre, sia con l'esempio nel coltivare le virtù, sia con la fedeltà agli impegni assunti, sia con la preghiera assidua e vicendevole.

2.5.2) Tutti insieme, pur diversi per età, cultura, carattere, doni e relativi stati di vita, si è chiamati alla santificazione: ogni consacrato ami la Comunità donata da Dio che lo aiuta a corrispondere alla propria vocazione e compia puntualmente ogni incarico affidatogli. È necessario vedere sempre nei responsabili coloro che fanno le veci del Signore, e nella sottomissione a loro - che governano secondo queste norme comunitarie - il mezzo per vivere quella donazione a Dio cui ci si è impegnati con la consacrazione. Il rapporto dei consacrati con i responsabili sia fondato sul comandamento della carità e regolato dallo spirito di obbedienza, perciò quanto è richiesto si esegua con gioia, con fedeltà e con prontezza. Anche in questo rapporto, è il Signore solo che si deve cercare. Ai consacrati si chiede discrezione e riservatezza su tutto ciò che riguarda la vita interna della Comunità.

2.5.3) I consacrati tengano il cuore aperto alla missione. Portare Cristo in noi e tra noi per renderlo presente e offrirlo agli altri come il Bene più grande è l'opera di evangelizzazione possibile a tutti. A tal fine ogni consacrato dia una testimonianza umile e autentica di preghiera e di vita cristiana, con capacità di amore e di servizio ovunque, a partire dai più vicini, in casa, nel lavoro. Si sia operatori di pace, generosi e pazienti nella propria realtà concreta. I genitori consacrati si impegnino con particolare cura e dedizione alla formazione religiosa dei propri figli in famiglia, in Comunità, rispettando le loro libere e mature scelte. Si avverta l'urgenza di portare Cristo e la Sua Parola nelle case, nelle famiglie, negli ambienti in cui si vive sapendo cogliere le occasioni di grazia che vengono date e caricandosi di persona della chiamata di tutti a ricevere il Vangelo. Si tenga aperta la propria casa con ospitalità generosa e, per quanto possibile, per i vari incontri nel nome del Signore. Si sia coscienti che una vera testimonianza richiede a ciascuno una seria preparazione, una formazione permanente e un impegno concreto di tutte le proprie capacità.

2.6) LE FESTE. I membri della Comunità celebrano con particolare devozione, oltre alle principali feste dell'anno liturgico (Natale, Pasqua, Pentecoste), le feste mariane, le feste degli evangelisti e la memoria dei santi protettori. In particolare, proponendo convocazioni comunitarie, celebrano le feste: - dell’Annunciazione del Signore, il 25 marzo; - della Visitazione della B.V. Maria, il 31 maggio; - dell'Assunzione della B. V. Maria, il 15 agosto, come inizio dell'anno comunitario; - della Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe, nell'ultima settimana di dicembre; - del Vangelo: San Marco Evangelista, il 25 aprile.

2.7) LA FORMAZIONE IN VISTA DELLA CONSACRAZIONE. Tutte le persone che esprimono il desiderio di iniziare un cammino spirituale, così come proposto dalla Comunità, sono accolte con gioia e fraterna disponibilità.

2.7.1) GLI AGGREGATI. Sono le persone che, venendo a contatto con qualche membro della Comunità ed esprimendo il desiderio di iniziare o rafforzare il loro rapporto con Dio, sono invitati a cercare il Signore attraverso la lettura del Vangelo e dei Salmi. Sono guidati singolarmente o a piccoli gruppi da consacrati incaricati dal responsabile di Cenacolo o di Delegazione, con frequenza almeno quindicinale. È bene che questo periodo sia breve (6 - 12 mesi).

2.7.2) GLI ASPIRANTI. Sono coloro che avendo scoperto e riconosciuto aspirazioni vere e nuove nel loro cuore, in ordine alla comunione col Signore, all'ascolto della sua Parola e alla positività della vita fraterna, accettano di conoscere la Comunità con l'intenzione di aderire con stabilità al suo cammino. Tutti possono essere ammessi all'aspirantato purché abbiano 16 anni, siano battezzati e cresimati e desiderosi di vivere la fede con consapevole impegno religioso. L'aspirante, con l'accoglienza e un rito di benedizione, viene affidato a un membro della Comunità, detto "aiuto fraterno", e attraverso di lui a un incaricato di formazione che lo guiderà secondo il programma stabilito, singolarmente o più comunemente a piccoli gruppi, verso la consacrazione. Per l'inserimento in Comunità, l'aspirante è introdotto alla conoscenza della sua spiritualità e invitato a partecipare a qualche incontro comunitario, perché possa conoscere i futuri fratelli e via via accettarli e amarli nel Cristo. L’aspirantato sarà di almeno un anno. L’incaricato della formazione in accordo col responsabile di Cenacolo e con l'aiuto fraterno valuta il momento dell'ingresso in Comunità e ne dà relazione scritta al Superiore di ramo responsabile della formazione e al Sacerdote, che verificheranno, per quanto è possibile con certezza morale, la sincerità e la serietà delle convinzioni maturate. Si è ammessi alla consacrazione dopo avere compiuto 18 anni; gli sposi sono accolti preferibilmente insieme, o almeno con un consenso di accettazione dell’altro coniuge per quanto riguarda la vita comunitaria.

2.7.3) Può verificarsi che qualche aggregato intenda fermarsi all'esperienza di "gruppo di Vangelo", o con perseveranza partecipare a qualche momento della vita di comunità; tali persone si possono considerare aggregati permanenti secondo il giudizio del responsabile di Cenacolo.

3) IL GOVERNO

3.1) AUTORITÀ E SERVIZIO. Tutti i membri sono e debbono sentirsi responsabili della crescita e del cammino comune; tutti sono chiamati ad incrementare i valori essenziali alla vita comunitaria e assicurare le condizioni indispensabili per promuoverli. Alcuni sono chiamati nel nome del Signore a collaborare con ruoli specifici alla vita della Comunità: essi accoglieranno gli incarichi loro affidati come servizio richiesto dal Signore per il bene della Comunità.

3.1.1) Ogni incarico e servizio, ai vari livelli, ha la durata di tre anni e può essere esercitato continuativamente per non più di nove anni, salvo eccezioni che devono essere valutate dalla Presidenza. Tali limiti non valgono per il Sacerdote, per il quale le norme sono quelle indicate al 3.3.3. I nuovi eletti entrano nel loro compito con l’inizio dell’anno comunitario e la benedizione del Sacerdote.

3.1.2) Il Sacerdote, responsabile ultimo dell’associazione, dirige gli organi centrali di governo che sono l'Assemblea, la Presidenza e il Consiglio di Comunità. Egli formula anche l'ordine del giorno e convoca i membri. Almeno un terzo dei membri di questi organi, dietro richiesta scritta con un ordine del giorno, e il Sacerdote guida spirituale della Comunità, possono chiedere la convocazione dell'organo stesso.

3.2) L'ASSEMBLEA GENERALE. L'Assemblea generale è costituita dai membri consacrati, tutti con voto deliberativo. Essa dovrà essere interpellata per le decisioni relative agli indirizzi, ai programmi e alla vita di Comunità, al fine di rinnovare e proteggere il patrimonio spirituale della Comunità stessa. Sarà convocata almeno una volta l'anno per l'approvazione dei contenuti e delle date del programma annuale e tutte le questioni che la Presidenza ritiene opportuno sottoporre a questo titolo. L’Assemblea delibera con la maggioranza assoluta dei membri presenti. Per l'approvazione e le successive modificazioni dello Statuto l’Assemblea delibera con una maggioranza di due terzi dei membri consacrati aventi diritto al voto. Per alcune questioni straordinarie tutti i membri consacrati aventi diritto al voto dovranno essere interpellati. Sono straordinarie le seguenti questioni:

Le decisioni dovranno essere approvate con la maggioranza assoluta dei membri aventi diritto al voto, salvo indicazioni diverse.

3.3) I SUPERIORI GENERALI. Il Sacerdote guida spirituale della Comunità e il Responsabile generale devono essere segno di unità e operare di comune accordo, cercando sempre la volontà del Signore e in essa la più profonda comunione nel loro servizio. Essi hanno insieme il compito primario di custodire la fedeltà al carisma che ha convocato la Comunità e che è alla base della vita comunitaria, nei modi in cui questo carisma è stato riconosciuto dalla Chiesa. Vigilano con particolare attenzione sull’unità della Comunità, il suo ordine e la sua composizione perché, nell'ordine e nella pace, sia approfondito lo spirito e siano osservate le norme comunitarie.

3.3.1) IL SACERDOTE GUIDA SPIRITUALE DELLA COMUNITÀ. Il Sacerdote è chiamato a rendere presente Cristo, unico, sommo ed eterno Sacerdote, che ha tanto amato la Chiesa da dare la propria vita per lei. È pertanto responsabile della vita della Comunità nel suo insieme. Per la sua consacrazione presbiterale è chiamato, nello Spirito, da Cristo, a dare l'insegnamento degli apostoli e a presiedere la frazione del pane, le preghiere e l'unione fraterna (cfr. Atti 2,42). Il Sacerdote si impegna ad avere disponibilità totale e continua nel suo ministero in ordine agli impegni dei consacrati.

3.3.2) Il Sacerdote dovrà vigilare in prima persona, con responsabilità diretta, sulla Comunità; potrà rinviare ogni decisione in materia di fede, morale e carisma della Comunità a livello di Assemblea, Presidenza e Consiglio di Comunità, se troverà tali decisioni non conformi al Vangelo, alla tradizione e alle indicazioni della Chiesa e al carisma della Comunità: tale rinvio ha lo scopo di fare riflettere e pregare maggiormente i fratelli, confidando nella grazia e nell’aiuto del Signore.

3.3.3) Il ruolo del Sacerdote, inizialmente ricoperto dal Sacerdote fondatore, sarà successivamente ricoperto da un sacerdote incaricato dal Vescovo di Bologna, dopo aver ascoltato il Responsabile generale e i Superiori di ramo. Il Vescovo può indicare gli ambiti del ministero e le competenze in ordine alla Comunità. Sarà tuttavia compito del Sacerdote, in comunione col Vescovo, discernere ciò che ha attinenza o meno col carisma della Comunità e di presiedere nella carità alla comunione dei rami.

3.3.4) IL RESPONSABILE GENERALE LAICO. Il/la Responsabile generale, scelto fra i consacrati del primo ramo, accanto al Sacerdote e da esso confermato, deve essere una persona di comunione per servire in modo esemplare con sapienza e generosità la vita fraterna; aiuterà e favorirà la comunione di tutti col Sacerdote, mediatore per chiamata sacramentale tra Cristo e ciascuno dei fratelli consacrati in Comunità.

3.3.5) Le preferenze per il/la responsabile generale sono indicate, con voto segreto, dall'Assemblea, alle condizioni indicate al 3.2. La Commissione elettorale, nominata dalla Presidenza, farà un elenco dei membri eleggibili. Entro 30 giorni dalla convocazione dell’Assemblea si riunirà il Consiglio di Comunità in seduta straordinaria, allargato agli incaricati dei Gruppi di fraternità, che eleggerà il Responsabile generale con voto segreto, scegliendo fra i tre che hanno ottenuto maggiori preferenze dall'Assemblea. Possono essere eletti coloro che sono consacrati da almeno cinque anni, hanno compiuto i 25 anni di età e non superato i 75.

3.4) LA PRESIDENZA. La Presidenza è l'organo che si occupa, con piena autorità e responsabilità, della direzione, dell'andamento della Comunità e della comunione tra i rami. Essa anche nella composizione deve esprimere l'unità della Comunità, la quale seppure suddivisa in rami è sempre una. La Presidenza si riunisce, di norma, ogni due mesi e comunque sempre di fronte a determinati problemi e necessità. Le decisioni saranno prese a maggioranza assoluta.

3.4.1) Quanti sono chiamati a collaborare più strettamente con il Sacerdote, formano, con il medesimo, la Presidenza. Ne fanno parte pertanto:

- il sacerdote;
- il/la responsabile generale;
- due superiori (un uomo e una donna) degli sposi e di quanti altri vivono nel contesto della vita familiare e secolare;
- la superiora della vita comune.

3.4.2) I DUE SUPERIORI, UOMO E DONNA, DEGLI SPOSI E DI QUANTI ALTRI VIVONO NEL CONTESTO DELLA VITA FAMILIARE E SECOLARE. Hanno principalmente il dovere di attendere alla formazione umana e spirituale dei consacrati e inoltre di curare la formazione degli aspiranti e dei giovani, ma sempre con un’attenzione continua a tutta la Comunità per custodire e ravvivare in essa i doni di Dio in spirito di servizio e di corresponsabilità. La Presidenza, alla prima riunione dalla loro nomina, provvederà ad affidare, tenendo conto delle attitudini e delle competenze di ognuno, ad uno/a la responsabilità della formazione permanente, all'altro/a la responsabilità della formazione in vista della consacrazione e dei giovani. Il primo, dovendo accompagnare il cammino di crescita spirituale dei membri consacrati di questo ramo, con il Sacerdote si occuperà, direttamente o demandando l'incarico a un membro da lui scelto, di coloro che giungono a professare con promesse o voti i consigli evangelici. Sono eletti, con voto segreto, dai membri consacrati del ramo aventi diritto. La Commissione elettorale, nominata dalla Presidenza, farà un elenco dei membri eleggibili.

3.4.3) LA SUPERIORA DELLA VITA COMUNE. Con un'unica casa di vita comune, la Superiora della vita comune coincide con la responsabile della casa, eletta dai membri della vita comune aventi diritto, cioè le professe. Allorché il loro numero sia inferiore a cinque, è nominata dal Sacerdote, sentite le professe.

3.4.4) La Presidenza guida la Comunità attraverso il Consiglio di Comunità, i responsabili di Cenacolo, di Delegazione e di Formazione; suscita e orienta i Comitati e le Commissioni che ritiene necessari per fare progredire i membri della Comunità. Sia i Comitati che le Commissioni ricevono indicazioni generali dalla Presidenza e ad essa devono dare relazione. Possibilmente i membri dei Comitati e delle Commissioni non devono far parte della Presidenza.

3.5) IL CONSIGLIO DI COMUNITÀ. Il Consiglio di Comunità è l'organo che collabora con la Presidenza, esprimendo il proprio parere sulle questioni che gli vengono sottoposte. È convocato almeno due volte l’anno, secondo quanto indicato in 3.1.2. Ne fanno parte:

Ha voto deliberativo nei seguenti casi:

Le decisioni sono prese a maggioranza assoluta dei membri presenti, salvo indicazioni diverse.

4) L'ORDINAMENTO

4.1) NORME GENERALI. La Comunità è costituita: - da più Gruppi di fraternità che hanno sede in determinate circoscrizioni territoriali, dislocate in varie diocesi, chiamate Cenacoli; - dalla Casa di vita comune.

4.1.1) La Comunità per aiutare il cammino dei propri membri organizza, periodicamente, degli incontri generali nei quali tutti possano ritrovarsi insieme.

4.2) IL CENACOLO. Il Cenacolo è l'insieme di tutti i Gruppi di Fraternità situati in una stessa zona. Esso viene istituito dal Consiglio di Comunità che ne determina anche la circoscrizione. Dove non è possibile, per l'esiguo numero dei gruppi di fraternità, una vita di Cenacolo, si istituisce una Delegazione, chiamata comunque a fare crescere la vita di comunità con i medesimi compiti dei Cenacoli.

4.2.1) Il Cenacolo è diretto da un/una responsabile, eletto dai membri del Cenacolo fra coloro che sono consacrati da almeno tre anni.

4.2.2) I membri consacrati del Cenacolo si riuniscono nel Nome del Signore in:
- gruppi di Fraternità;
- ritiri di Cenacolo;
- assemblee di Cenacolo.

4.3) IL GRUPPO DI FRATERNITÀ. Il Gruppo di Fraternità è la cellula fondamentale della vita e della crescita di tutta la Comunità, nel quale si esprime il segno di una continuità di un cammino: cercare Dio solo nella sequela di Cristo Gesù, crocifisso e glorioso. L'incontro di gruppo è un vero e proprio atto religioso: il Signore è presente e ci si incontra nel Suo nome. È particolarmente nel gruppo che ci si dispone a lasciare fiorire l'amore verso il Signore e la sua Parola, verso la Chiesa, verso la Comunità e verso i fratelli.

4.3.1) L'incontro di Fraternità è guidato dall'Incaricato di gruppo. Questi è nominato dal Responsabile di Cenacolo in accordo con la Presidenza.

4.3.2) I consacrati, salvo motivi gravi che vanno comunicati all'incaricato di gruppo, sono obbligati a partecipare con fedeltà e stabilità all'incontro nel gruppo loro assegnato che, di norma, ha una cadenza settimanale. L'incontro di gruppo si svolge preferibilmente nella casa di un consacrato, perché le case e le famiglie diventino luoghi di comunione fraterna nel Signore. Al luogo, possibilmente, si darà stabilità.

4.3.3) Le motivazioni che devono caratterizzare l'incontro di gruppo sono:
- ascoltare la Parola di Dio, per essere continuamente rigenerati a una vita nuova;
- pregare insieme guidati dalla Liturgia della Chiesa;
- fare vivere la Chiesa nella casa e la casa nella Chiesa.

4.4) IL RITIRO DI CENACOLO. Ha la finalità di favorire e alimentare la crescita spirituale dei propri membri, col fare sempre più spazio al Signore e alla sua Parola, e di permettere l'ascolto di ciò che lo Spirito Santo suggerisce in modo sempre nuovo per la vita personale, familiare, comunitaria, ecclesiale e sociale. È una sosta nel cammino, per una revisione di vita o un approfondimento dei propri impegni e della propria chiamata davanti al Signore.

4.5) L'ASSEMBLEA DI CENACOLO. In essa si approfondiscono argomenti di formazione, allo scopo di aiutarsi a trovare e seguire forme di vita e comportamenti ispirati dal contatto con la Parola di Dio, secondo il carisma della Comunità.

4.6) IL CONSIGLIO DI CENACOLO. Il Responsabile di Cenacolo, nell'assolvere i suoi compiti, è aiutato dal Consiglio di Cenacolo. È un organo consultivo su tutta la vita del Cenacolo formato dal responsabile di Cenacolo, dal vice-responsabile, da tutti gli incaricati di gruppo e da un segretario nominato dal responsabile di Cenacolo. Ha il compito di vigilare, sostenere ed incrementare la vita del Cenacolo; suscitare Comitati e Commissioni di Cenacolo in base alle necessità.

4.7) LA CASA DI VITA COMUNE. La casa di vita comune accoglie sorelle che sono state chiamate a donarsi totalmente a Dio nella castità perfetta.

4.7.1) Nella casa esse vivono stabilmente in fraternità, nella preghiera e nel lavoro, secondo la propria Regola. Per talune decisioni riguardanti la vita della casa le Sorelle professe si riuniscono nel Capitolo. La Parola di Dio e soprattutto la S. Eucaristia, accolte quotidianamente, sono il sostegno della loro vita consacrata e del ministero di preghiera e d’intercessione cui si sentono chiamate. Il loro tempo e le loro occupazioni sono regolate da un orario, scandito dalla recita comune dell'Ufficio monastico.

4.7.2) Le sorelle partecipano alle convocazioni generali della Comunità, ma incessantemente intendono custodire una profonda comunione di spirito, di intenti e di cammino con ogni altro membro, gruppo e cenacolo della Comunità, sostenendo e incoraggiando particolarmente la testimonianza delle famiglie e dei fratelli e sorelle chiamati a rimanere nel mondo. La casa di vita comune è casa di preghiera di tutta la Comunità: cuore della sua vita di intercessione e luogo che si offre ai fratelli e alle sorelle per una sosta di incontro col Signore, nella condivisione e nel rispetto della vita della Casa.

4.8) I COMITATI E LE COMMISSIONI. La Presidenza, per favorire una crescita globale e comunitaria di ciascun membro, ha istituito o potrà istituire dei Comitati permanenti e delle Commissioni temporanee per lo studio, la programmazione, la consulenza e il servizio concreto della Comunità in settori specifici di competenza.

4.8.1) Sia i Comitati permanenti che le Commissioni temporanee sono composte da:

- un presidente designato dalla Presidenza.
- 2 o più consiglieri scelti liberamente dal presidente del Comitato o della Commissione.

5) L'AMMINISTRAZIONE
La Comunità si regge economicamente con le contribuzioni volontarie che confluiscono nella Cassa centrale. Eventuali opere che fossero in gestione della Comunità, avranno una contabilità distinta, e i responsabili renderanno conto delle singole gestioni al Comitato dell’economato. La Presidenza affida al Presidente del Comitato dell'economato/lavori vari la gestione della Cassa centrale, con poteri di firma per le operazioni di spesa in base alle indicazioni della Presidenza alla quale renderà conto. La casa di vita comune ha una gestione propria. In caso di scioglimento della Comunità, le passività saranno a carico dei membri; le attività saranno devolute ad un Istituto di beneficenza ecclesiale.

6) I SUFFRAGI. La comunione con i fratelli e le sorelle defunte è vissuta nel ricordo e nella preghiera, particolarmente con l'Eucaristia e la recita del S. Rosario. È dovere della Comunità, dei Cenacoli e di tutti i consacrati dare il suffragio cristiano ai propri defunti con le iniziative previste.

7) DIMISSIONI E USCITA DALLA COMUNITÀ. Ogni persona accolta con la consacrazione deve considerare il proprio impegno definitivo non rimesso al proprio arbitrio. Alla Presidenza compete la valutazione di richieste di uscita volontaria, dietro ponderata decisione dell'interessato, o di sospensione temporanea degli impegni legati all'appartenenza alla Comunità di consacrati, e la decisione di allontanamento, dopo un tempo di verifica e le opportune ammonizioni, in casi di particolare gravità.

8) VALORE DELLO STATUTO 

8.1) MODIFICHE ALLO STATUTO. Le norme dello Statuto, riguardanti il Governo e l'Ordinamento della Comunità e quanto previsto al 2.1.2 III° capoverso, potranno essere modificate, in caso di gravi necessità, per proposta del Sacerdote fondatore o della Presidenza e approvate dall'Assemblea generale, ma diverranno efficaci solo con l'approvazione dell’Ordinario diocesano di Bologna.

8.2) STATUTO E DIRETTORIO. La vita della Comunità è regolata oltre che dal presente Statuto anche dalle indicazioni del Direttorio. Lo Statuto impegna nel Signore tutti i membri della Comunità perché seguendone le indicazioni crescano nella perfezione della carità, nella santificazione dello Spirito e con amore sempre più grande alla comunità cristiana vivano come figli di Dio, figli di Maria e veri figli della Chiesa.


Bologna, 25 dicembre 2002
+ Giacomo Biffi

Cliccando QUI è possibile scaricare l'informativa relativa il Consiglio di Comunità.

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