9° incontro

- Da Papa Francesco, Lettera enciclica sulla fraternità e l’amicizia sociale “Fratelli tutti

  1. La proposta è quella di farsi presenti alla persona bisognosa di aiuto, senza guardare se fa parte della propria cerchia di appartenenza. In questo caso, il samaritano è stato colui che si è fatto prossimo del giudeo ferito. Per rendersi vicino e presente, ha attraversato tutte le barriere culturali e storiche. La conclusione di Gesù è una richiesta: «Va’ e anche tu fa’ così» (Lc 10,37). Vale a dire, ci interpella perché mettiamo da parte ogni differenza e, davanti alla sofferenza, ci facciamo vicini a chiunque. Dunque, non dico più che ho dei “prossimi” da aiutare, ma che mi sento chiamato a diventare io un prossimo degli altri.

 

- Dalla vita e dagli scritti di Piccola sorella Magdeleine (1898 – 1989)

(terza e ultima parte)

Nel 1952 è in Brasile, a Rio de Janeiro, in una favela …, poi in Argentina, Cile, Perù, poi Stati Uniti, Canada, Alaska. … È in un villaggio eschimese che nasce la prima Fraternità dell’America del nord.

Intanto in Francia le fraternità si moltiplicano. A ottobre è in Svezia, poi India, Vietnam …; in Sudafrica, a Città del Capo, vige il divieto assoluto per i bianchi di alloggiare nel quartiere dei neri e dei meticci. … “Il nostro viaggio in Africa del sud ha rafforzato ulteriormente la mia convinzione che la frattura tra le razze, come quella tra i ceti sociali, è una delle ferite più gravi al comandamento dell’amore. C’è in ogni uomo un razzismo nascosto e segreto le cui radici sono molto profonde nel cuore umano. Non lo ammettiamo, ma guardiamo sempre il fratello con un complesso di superiorità, prova ne è che lo giudichiamo. Non lo giudicheremmo se pensassimo di assomigliargli o di essere peggio di lui”.

Nel 1964, la Fraternità diventa Congregazione di diritto pontificio: un riconoscimento ufficiale da parte della Chiesa della vocazione delle Piccole sorelle di Gesù. Piccola sorella Magdeleine può realizzare il suo desiderio di collocare a Roma la Fraternità generale, cioè la casa di famiglia delle Piccole sorelle di tutto il mondo. I padri Trappisti le mettono a disposizione, su una collinetta, una parte del terreno dell’abbazia di Tre Fontane. Per sistemare il tutto per anni le Piccole sorelle lavoreranno di badile e piccone. … Anche vescovi in visita, contagiati dal loro entusiasmo, collaboreranno con piccone e rastrello.

Nel 1972 cerca di individuare in quale modo le Piccole sorelle dell’America latina possano prendere posizione di fronte all’ingiustizia e alla violenza: “Bisogna prendere posizione con forza a favore del povero, di chi è oppresso, disprezzato, ma mai con violenza contro qualcuno. Violenza contro il male, contro l’oppressione dei poveri da parte dei ricchi, ma mai violenza contro i ricchi. È questa la nostra posizione in assoluto. Potete rompere con i difetti, le ingiustizie, questo sì, ma non con gli esseri umani. … Sì, bisogna praticare la mitezza, ma bisogna reagire con forza se vediamo che maltrattano un piccolo e un povero sotto i nostri occhi”.

In quegli anni (1970) del postconcilio “Tre Fontane” diventa un luogo di incontro sempre più aperto al mondo intero. Nel 1971 vi si recano il Presidente della repubblica del Niger con il suo seguito, tutti musulmani, accompagnati dal Vescovo di Niame padre Rakale, sudafricano, dal Pastore anglicano della cattedrale di Johannesburg, il dottor Ramachandra, indiano di religione indù, discepolo di Gandhi. Nel 1973 passa di lì Paolo VI che dirà: “Sono venuto per conoscere il fascino della povertà, della fraternità, la grande amicizia che avete tra voi, l’amore silenzioso di Gesù, il senso della sua presenza. Sono qui per dirvi che la Chiesa è lieta della vostra presenza, lieta che siate quello che siete”. Nel 1975 si ferma Madre Teresa.

Nel 1978 Piccola sorella Magdeleine incontra Giovanni Paolo II. Nel 1978 è in Russia ed entra in contatto con gruppi di preghiera clandestini. Nel 1979 è in Cina, dove incontra alcuni preti appena liberati dai campi di concentramento.

Nel 1986 in una intervista risponde ad una domanda sulla missione del cristiano: “Ogni cristiano deve rivelare il Cristo come egli stesso ha rivelato il Padre, questa missione deve esigere una conformità di vita a quella di Gesù, in un totale oblio di sé, che ci rende capaci di essere vicini a tutti, e un amore umile e fraterno, rispettoso dell’altro”.

È il 6 Novembre 1989 che Piccola sorella Magdeleine muore nella Fraternità delle Tre Fontane a Roma.

Padre Voillaume nell’omelia dirà: “Solo ora possiamo proclamare ciò che Piccola sorella Magdeleine è stata per tutta la Chiesa. Solo Dio sa ciò che vescovi, preti, religiosi, religiose e laici, e tra loro i più poveri, hanno ricevuto da lei, dall’irradiamento del suo amore universale e del suo messaggio di semplicità, di povertà e di amore per i più poveri. Sì, Dio solo lo sa. …”.

Semplice caso o provvidente coincidenza: alla vigilia del suo funerale cade il Muro di Berlino e si apre la frontiera delle due Germanie.

È in corso la causa di beatificazione.

 

Dagli scritti delle Comunità, Not 153

- don Divo Barsotti, dal “Vademecum”

LO SPIRITO ECCLESIALE DELLA COMUNITÀ

(prima parte)

Il Concilio Vaticano II ha dato ai cristiani un senso più vivo della Chiesa. Si è avuta da questo Concilio una dottrina della Chiesa complementare, si direbbe, alla dottrina che si è espressa nel Vaticano I, non solo perché là si parlava del Papa e qui si parla dei Vescovi, ma per ben altro motivo: per­ché là la Chiesa è tutta veduta dall’alto, è autorità che s’impone: qua invece, oltre che sui Vescovi, si è insistito sul laicato e sull’importanza che ha nella dottrina della Chiesa il concetto del popolo di Dio. Cioè, è la Chiesa vista, si direbbe, dal basso. Questo ci sembra molto importante. È il senso della Chiesa vero che il cristiano ha acquistato e che deve sempre più vivere.

La Chiesa non è la gerarchia che s’impone, è chiunque alla Chiesa appartenga. Chiunque è nella Chiesa deve vivere la Chiesa, deve vivere la vita della Chiesa. Nessuno è puramente passivo, nessuno dipende soltanto, ma ciascuno deve esprimere in sé il mistero della Chiesa al quale mistero egli appartiene, del quale mistero egli è parte.

La prima cosa, dunque che s’impone per noi ci sembra que­sta: ognuno della Comunità deve rendersi conto del rapporto che ha con la Chiesa, in tal modo da vivere la vita spirituale non più come la ricerca soltanto di una perfezione individuale (de­vozione, pietismo) ma vivere la vita spirituale come bisogno di una integrazione nell’organismo stesso della Chiesa di Dio, come impegno di rapporto coi fratelli, come funzione sacra­mentale nel Corpo di Cristo; vivere la vita spirituale come sen­so della Chiesa. …

Un altro degli elementi è questo: proprio perché la Chiesa è vista come il mistero di un’alleanza, come mistero di una co­munione, proprio per questo non è soltanto l’obbedienza che deve esprimersi nella nostra vita religiosa, ma anche il senso della libertà. Siccome la Chiesa è mistero di amore, comunione, l’amore è esercizio di libertà. L’obbedienza è in rapporto alla Chiesa nella sua concezione giuridica, l’amore è in rapporto alla Chiesa nella sua concezione misterica. L’amore e l’obbedienza si esprimono però in una sola forma, nella libertà stessa del cristiano, perché nel Cristianesimo l’obbedienza non è contro la libertà, e soprattutto l’amore non può essere altro che libertà.

È uno spirito di libertà nuovo che entra nella Chiesa e che noi dobbiamo affermare, vivere con maggiore coscienza, ma naturalmente con la coscienza di adulti. Non è la libertà che diviene il pretesto per andare contro l’autorità, per infrangere i diritti dell’autorità, per sottrarci all’obbedienza. Tuttavia l’ob­bedienza non basterebbe più a voler definire la vita del cat­tolico. Oggi la vita del cristiano deve essere l’espressione di una libertà proprio in quanto che egli sente la necessità di una sua collaborazione, egli sente una sua responsabilità.

Ma dal Concilio possiamo aver capito qualcosa di più: non solo che la Chiesa si esprime dall’alto come autorità, ma che è il mistero di un Dio che vuole la salvezza di tutti; cosicché da una parte è facile definire i confini della Chiesa, ma d’altra parte è difficile, estremamente difficile, anzi impossibile, de­finirli, perché essa abbraccia ogni cosa non solo in atto primo ma misteriosamente forse anche in atto secondo. Ed ecco di qui il carattere ecumenico che abbiamo impa­rato dalla Chiesa di oggi. …