SCHEDA N. 19 – “L’ANGELUS E L’INNO ALLO SPIRITO SANTO”

 


Dalla Sacra Scrittura

Lc 1,26-35: “… L’angelo Gabriele fu mandato da Dio…, a una vergine… «Lo Spirito Santo scenderà

su di te…»”.


Dallo Statuto

I misteri dell’Annunciazione e della Visitazione sono il quotidiano riferimento per la preghiera e per la vita di ogni membro. Fiduciosi nell’onnipotenza supplice della Santa Vergine, i consacrati invocano lo Spirito Santo perché sia formato in ciascuno di loro il Figlio di Dio e siano sempre più disponibili a portare la sua presenza di servizio al Padre e ai fratelli (1.2).

I consacrati promettono: … 2) di proclamare ogni giorno l’Inno allo Spirito Santo e l’Angelus prolungato (2.2.1).


Proposta di approfondimento

Ispirandoci a Maria, serva del Signore, anche noi, figli di Maria di Nazareth, ci sentiamo a servizio di Dio e del suo amore per gli uomini.

Il motto che riassume il nostro rapporto con la Vergine è la parola di Gesù: “Donna, ecco tuo figlio! Ecco tua Madre” (Gv 19,26).

Maria, figlia di Sion prescelta del Padre, è esempio perfetto di  amore  verso  Dio  e  verso  il prossimo.  Chiamata  per  una  missione   unica   nella   storia   della   salvezza,  quella  di  essere  Madre del Salvatore, ha risposto con piena disponibilità. “La sua maternità universale, iniziata a Nazareth, si compie sul Calvario e poi nel Cenacolo” (Tertio millennio adveniente, 54).

Tutto quello che Maria ha ed è diventata con il suo libero assenso e collaborazione, lo si deve all’azione dello Spirito Santo. Nessun uomo ha mai potuto scegliersi la propria madre, eccetto l’uomo-Dio, che l’ha voluta “piena di grazia” già prima della creazione.

Maria entra nella storia della salvezza per la prima volta a Nazareth in un’atmosfera di novità e di mistero nella quale le viene manifestata la sua elezione; in realtà Ella raccoglie e unifica le grandi vocazioni femminili del passato (Eva, Sara, Anna, Rut, Ester…) e le innalza alla vetta dell’incontro con il Messia, Figlio di Dio e figlio suo.

L’Annunciazione in un certo senso è una Pentecoste: lo Spirito discende su Maria in modo efficace perché dal suo grembo sia generato il Figlio di Dio. Il divino non incute paura a chi è abituato al dialogo orante con Dio. La gioia messianica che la invade raggiungerà l’intero universo. Maria, diversamente da Zaccaria, crede senza pretendere garanzie, pur non nascondendo la sua volontà di essere tutta di Dio. Si proclama “serva del Signore”, cioè si rimette pienamente all’azione di Dio.

Dopo l’Annunciazione la missione di Maria è segnata: portare Gesù  al mondo. Ella si muove “in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda”, va a visitare la parente Elisabetta (Lc 1,39) per comunicare la gioia a chi è nella necessità e condividere il  dono dello Spirito Santo. L’evangelista Luca, in modo particolare, ha dato voce ai sentimenti di Lei nel canto del Magnificat (1,46-55), che è giunto a noi con altri canti degli “anawim” (i poveri del Signore), come il cantico di Zaccaria, dopo la sua “conversione” (1,68-79) e il cantico di Simeone (2,29-32). Vero “canto delle altezze”, il Magnificat, che evoca brani dell’Antico Testamento, è un messaggio per l’intera umanità e insegna a tendere alle cose di lassù, è il canto della liberazione messianica definitiva. Il Magnificat è il “Vangelo di Maria”, infatti se leggiamo le Beatitudini scopriamo che la risonanza è perfetta: i superbi sono spazzati via,… gli umili sono esaltati.

L’impresa più grande di Maria è costituita dalla sua fede e dalla sua obbedienza alla volontà di Dio: esse sono il contrappeso alla disobbedienza e incredulità di Eva e Adamo. Maria infatti è la nuova Eva, colei che ricomincia da capo la creazione, diventando Madre dei credenti.

Ora capiamo l’appellativo insolito usato da Gesù in diverse occasioni (“donna”) e reso universale sotto la croce. Per Maria è il compimento di una nuova maternità, frutto di dolore e amore. Essa sarà resa più evidente nel  Cenacolo, dove, in mezzo agli apostoli, implorerà con la sua preghiera il dono dello Spirito Santo, perché Gesù possa nascere in ciascuna anima che prega.

Ispirandoci a Maria, serva del Signore, anche noi, figli di Maria di Nazareth, ci sentiamo a servizio di Dio e del suo amore per gli uomini.

L’andare in fretta di Maria ci chiama al servizio nelle case e  alle  famiglie,  troppo condizionate dal soggettivismo e dal benessere. I membri della comunità, accogliendo Maria come madre, la prendono nelle proprie case perché diventino piccoli cenacoli. Pregando con il Rosario e l’Inno dell’Akatistos, celebriamo con particolare devozione il mese di maggio e si preparano alle feste mariane.

Nella copertina del nostro Notiziario appare un’immagine mariana:  la  deesis” (intercessione), un’icona russa con due figure in atteggiamento orante, Maria e san Giovanni Battista, con il viso e le mani protesi verso il Cristo Re dell’universo. San Giovanni  Battista secondo la tradizione orientale, per avere preparato la via al Signore, è immagine dello Spirito Santo, che viene donato per intercessione della Madonna. Inoltre le parole di Gesù in Croce: “Donna, ecco tuo figlio! Ecco tua madre”, riassumono la nostra vocazione alla figliolanza verso la Vergine di Nazareth.

La preghiera dell’”Angelus prolungato”, nel farci ripensare ai due misteri dell’Annunciazione e della Visitazione, prepara ogni giorno in noi l’atteggiamento umile di richiesta di effusione  di Spirito Santo, che esprimiamo con le parole degli Inni della Tradizione. Con essi chiediamo che ci sia per noi e per gli altri la grazia dell’attrazione di Dio.


Dal Magistero dei papi

- Riflessione di papa Benedetto XVI all’Angelus di domenica 25 settembre 2011, durante il Viaggio apostolico in Germania, 22-25 settembre 2011

ADORIAMO IL PIANO DI DIO

Cari fratelli e sorelle,

… La preghiera dell’Angelus ci fa ricordare sempre di nuovo l’inizio storico della  nostra salvezza. L’Arcangelo Gabriele presenta alla Vergine Maria il piano  di salvezza di Dio,  secondo il quale Ella avrebbe dovuto diventare  la  Madre  del  Redentore.  Maria  rimane  turbata.  Ma  l’Angelo del Signore Le dice una parola di consolazione: “Non  temere,  Maria,  perché  hai  trovato  grazia presso Dio”. Così Maria può dire il suo grande “sì”. Questo “sì” all’essere serva del Signore è l’affermazione fiduciosa al piano di Dio e alla nostra salvezza. E, infine, Maria dice questo “sì” a tutti noi, che sotto la croce le siamo stati affidati come figli (cfr. Gv 19,27). Non revoca mai questa promessa. Ed è per questo che Ella deve essere chiamata felice, anzi, beata perché ha creduto nel compimento di ciò che Le era stato detto dal Signore (cfr. Lc 1,45).

Recitando ora questo saluto dell’Angelo, possiamo unirci a questo “sì” di Maria e aderire fiduciosamente alla bellezza del piano di Dio e della provvidenza che Egli, nella sua grazia, ha riservato per noi. Allora, anche nella nostra vita l’amore di Dio diventerà, per così dire, carne, prenderà sempre più forma. Non dobbiamo avere paura in mezzo a tutte le nostre preoccupazioni.

 

Dio è buono. Allo stesso tempo, possiamo sentirci sostenuti dalla comunità dei tanti fedeli che come noi, in tutto il mondo pregano l’Angelus.

 

- Dal Messaggio di papa Benedetto XVI in preparazione alla XXIII Giornata Mondiale della Gioventù a Sydney nei giorni 15-20 luglio 2008

«AVRETE FORZA DALLO SPIRITO SANTO CHE SCENDERÀ SU DI VOI E MI SARETE TESTIMONI» (At 1,8)

Cari giovani!

… È fondamentale che ciascuno di voi giovani, nella sua comunità e con i suoi educatori, possa riflettere su questo Protagonista della storia della salvezza che è lo Spirito Santo o Spirito di Gesù, per raggiungere questi alti scopi: riconoscere la vera identità dello Spirito  anzitutto ascoltando la Parola di Dio nella Rivelazione della Bibbia; prendere una lucida coscienza della sua continua, attiva presenza nella vita della Chiesa, in particolare riscoprendo che lo Spirito Santo si pone come “anima”, respiro vitale della propria vita cristiana, grazie ai sacramenti dell’iniziazione cristiana - Battesimo, Confermazione ed Eucaristia; diventare così capace di maturare una comprensione di Gesù sempre più approfondita e gioiosa e, contemporaneamente, di realizzare un’efficace attuazione del Vangelo all’alba del terzo millennio.

Volentieri con questo messaggio vi offro un tracciato di meditazione da approfondire lungo quest’anno di preparazione, su cui verificare la qualità della vostra fede nello Spirito Santo, ritrovarla se smarrita, rafforzarla se indebolita, gustarla come compagnia del Padre e  del Figlio Gesù Cristo, grazie appunto all’opera indispensabile dello Spirito Santo. …

La promessa dello Spirito Santo nella Bibbia

L’attento ascolto della Parola di Dio a riguardo del mistero e dell’opera dello Spirito Santo ci apre a conoscenze grandi e stimolanti che riassumo nei punti seguenti.

Poco prima della sua ascensione, Gesù disse ai discepoli: «Manderò su di voi quello che il Padre mio ha promesso» (Lc 24,49). Ciò si realizzò nel giorno della Pentecoste, quando essi erano riuniti in preghiera nel Cenacolo con la Vergine Maria. L’effusione dello Spirito Santo sulla Chiesa nascente fu il compimento di una promessa di  Dio  assai  più  antica,  annunciata  e preparata in tutto l’Antico Testamento.

In effetti, fin dalle prime pagine la Bibbia evoca lo spirito di Dio come un soffio che «aleggiava sulle acque» (cfr. Gn 1,2) e precisa che Dio soffiò nelle narici dell'uomo un alito di vita (cfr. Gn 2,7), infondendogli così la vita stessa. Dopo il peccato  originale,  lo  spirito  vivificante  di  Dio  si manifesterà diverse volte nella storia degli uomini, suscitando profeti per incitare il popolo eletto a tornare a Dio e ad osservarne fedelmente i  comandamenti.  Nella  celebre  visione  del  profeta Ezechiele, Dio fa rivivere con il suo spirito il popolo d’Israele, raffigurato da “ossa inaridite” (cfr. 37,1-14). Gioele profetizza un’”effusione dello spirito” su tutto il popolo, nessuno escluso:  «Dopo questo - scrive l’Autore sacro -, io effonderò il mio spirito sopra ogni uomo... Anche sopra gli schiavi e sulle schiave, in quei giorni, effonderò il mio spirito» (3,1-2).

Nella “pienezza del tempo” (cfr. Gal 4,4), l’angelo del Signore annuncia alla Vergine di Nazaret che lo Spirito Santo, “potenza dell'Altissimo”, scenderà e stenderà su di lei la sua ombra. Colui che ella partorirà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio (cfr. Lc 1,35). Secondo l'espressione del profeta Isaia, il Messia sarà colui sul quale si poserà lo Spirito del Signore (cfr. 11,1-2; 42,1). Proprio questa profezia Gesù riprese all’inizio del suo ministero pubblico nella sinagoga di Nazaret: «Lo Spirito del Signore - Egli disse fra lo stupore dei presenti - è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore» (Lc 4,18-19; cfr. Is 61,1-2). Rivolgendosi ai presenti, riferirà a se stesso queste parole profetiche affermando: «Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi» (Lc 4,21). Ed ancora, prima della sua morte in croce, annuncerà più volte ai discepoli la venuta dello Spirito Santo, il “Consolatore”, la cui missione sarà quella di rendergli testimonianza e di assistere i credenti, insegnando loro  e guidandoli alla Verità tutta intera (cfr. Gv 14,16-17.25-26; 15,26; 16,13).

La Pentecoste, punto di partenza della missione della Chiesa

La sera del giorno della sua risurrezione Gesù, apparendo ai discepoli, «alitò su di loro e disse: "Ricevete lo Spirito Santo"» (Gv 20,22). Con ancor più forza lo Spirito Santo scese sugli Apostoli il giorno della Pentecoste: «Venne all'improvviso dal cielo un rombo - si legge negli Atti degli Apostoli - come di vento che si abbatte gagliardo, e  riempì  tutta la casa dove  si trovavano.  Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro» (2,2-3).

Lo Spirito Santo rinnovò interiormente gli Apostoli, rivestendoli di una forza che li rese audaci nell’annunciare senza paura: «Cristo è morto e risuscitato!». Liberi da ogni timore essi iniziarono a parlare con franchezza (cfr. At 2,29; 4,13; 4,29.31). Da pescatori intimoriti erano diventati araldi coraggiosi del Vangelo. Persino i loro nemici non riuscivano a capire come mai uomini «senza istruzione e popolani» (cfr. At 4,13) fossero in grado di mostrare un simile coraggio e sopportare le contrarietà, le sofferenze e le persecuzioni con gioia. Niente poteva fermarli. A coloro  che cercavano di ridurli al silenzio rispondevano: «Noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato» (At 4,20). Così nacque la Chiesa, che dal giorno della Pentecoste non ha cessato di irradiare la Buona Novella «fino agli estremi confini della terra» (At 1,8).

Lo Spirito Santo, anima della Chiesa e principio di comunione

Ma per comprendere la missione della Chiesa dobbiamo tornare nel Cenacolo dove i discepoli restarono insieme (cfr. Lc 24,49), pregando con Maria, la “Madre”, in attesa dello Spirito promesso. A quest’icona della Chiesa nascente ogni comunità cristiana deve costantemente ispirarsi. La fecondità apostolica e missionaria non è principalmente il risultato di programmi e metodi pastorali sapientemente elaborati ed “efficienti”, ma è frutto dell'incessante preghiera comunitaria (cfr. Paolo VI, Esort. apost. Evangelii nuntiandi, 75). L’efficacia della missione presuppone, inoltre, che le comunità siano unite, abbiano cioè «un cuore solo e un’anima sola» (cfr. At 4,32), e siano disposte a testimoniare l’amore e la gioia che lo Spirito Santo infonde nei cuori dei fedeli (cfr. At 2,42). Il Servo di Dio (ora santo) Giovanni Paolo II ebbe a scrivere che prima di essere azione, la missione della Chiesa è testimonianza e irradiazione (cfr. Enc. Redemptoris missio, 26). Così avveniva all’inizio del cristianesimo, quando i pagani, scrive Tertulliano, si convertivano vedendo l’amore che regnava tra i cristiani: «Vedi - dicono - come si amano tra loro».

Concludendo questo rapido sguardo alla Parola di Dio nella Bibbia, vi invito a notare come lo Spirito Santo sia il dono più alto di Dio all’uomo, quindi la testimonianza suprema del suo amore per noi, un amore che si esprime concretamente come “sì alla vita” che Dio vuole per ogni sua creatura. Questo “sì alla vita” ha la sua forma piena in Gesù di Nazaret e nella sua vittoria sul male mediante la redenzione. A questo proposito non dimentichiamo mai che l’Evangelo di Gesù, proprio in forza dello Spirito, non si riduce ad una pura constatazione, ma vuole diventare “bella notizia per i poveri, liberazione per i prigionieri, vista ai ciechi...”. È quanto si manifestò con vigore il giorno di Pentecoste, diventando grazia e compito della Chiesa verso il mondo, la sua missione prioritaria.

Noi siamo i frutti di questa missione della Chiesa per opera dello Spirito Santo. Noi portiamo dentro di noi quel sigillo dell’amore del Padre in Gesù Cristo che è lo Spirito Santo. Non dimentichiamolo mai, perché lo Spirito del Signore si ricorda sempre di  ciascuno  e  vuole, mediante voi giovani in particolare, suscitare nel mondo il vento e il fuoco di  una  nuova Pentecoste.

Lo Spirito Santo "Maestro interiore"

Cari  giovani,  anche  oggi  lo  Spirito  Santo  continua  dunque  ad  agire  con  potenza  nella  Chiesa  e i  suoi  frutti  sono  abbondanti  nella  misura  in  cui  siamo  disposti  ad  aprirci  alla   sua   forza rinnovatrice. Per questo  è  importante  che  ciascuno  di  noi  Lo  conosca,  entri  in  rapporto  con  Lui  e da Lui  si  lasci  guidare.  Ma  a  questo  punto  sorge  naturalmente  una  domanda:  chi  è  per  me  lo Spirito Santo? Non sono infatti pochi i cristiani per i quali Egli  continua  ad  essere  il  “grande sconosciuto”.  Ecco  perché  ho  voluto  invitarvi  ad   approfondire   la   conoscenza   personale   dello Spirito Santo. Nella nostra professione di fede proclamiamo: «Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita e procede dal Padre e dal Figlio» (Simbolo di Nicea-Costantinopoli). Sì, lo Spirito Santo, Spirito d’amore del Padre  e  del  Figlio,  è  Sorgente  di  vita  che  ci santifica,  «perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri  cuori per mezzo  dello  Spirito  Santo che  ci è  stato  dato»  (Rm  5,5).  Tuttavia non  basta  conoscerLo;  occorre  accoglierLo  come  guida  delle  nostre  anime,  come  il  “Maestro interiore”  che  ci  introduce  nel  Mistero  trinitario,  perché  Egli  solo  può   aprirci   alla   fede   e permetterci di viverla ogni giorno in pienezza. Egli ci spinge verso gli altri, accende in noi il fuoco dell’amore, ci rende missionari della carità di Dio.

So bene quanto voi giovani portiate nel cuore grande stima ed amore verso Gesù, come desideriate incontrarLo e parlare con Lui. Ebbene ricordatevi che proprio la presenza dello Spirito in noi attesta, costituisce e costruisce la nostra persona sulla Persona stessa di Gesù crocifisso e risorto. Rendiamoci dunque familiari dello Spirito Santo, per esserlo di Gesù.