SCHEDA N.17 – “LA CONSACRAZIONE NELLA COMUNITÀ, GLI IMPEGNI, IL REGOLAMENTO DI VITA”


Dalla Sacra Scrittura

Gv 17,19: “Per loro io consacro me stesso, perché siano anch’essi consacrati nella verità”.


Dallo Statuto

Mediante l'atto di consacrazione ci si dona al Signore con il proposito dell'appartenenza totale e immediata, nella chiamata alla santità.

La consacrazione avviene in modo definitivo durante la Celebrazione Eucaristica, in occasione di ritiri o di convocazioni generali della Comunità, con la proclamazione della formula di consacrazione davanti al Sacerdote, al padrino/madrina e ai fratelli, e con la sottoscrizione all'altare della stessa formula e dei propri impegni; sottoscrivono il documento anche il Sacerdote e il padrino/madrina.

La consacrazione introduce a pieno titolo nella Comunità (2.2).


Proposta di approfondimento

Dal momento della consacrazione ciascuno ha come impegno fondamentale un’adesione immediata e continua a Cristo Gesù.

La consacrazione

La consacrazione è un atto liturgico attraverso il quale una persona, per la preghiera della Chiesa, viene ad appartenere al culto e al servizio di Dio, con il cuore e con la vita. L’iniziativa di consacrare, la potenza di rendere santi è opera di Dio, dello Spirito Santo. Ai fedeli è chiesto di aver fede nel mistero di Cristo morto e risorto e di consentire all’opera dello Spirito.

Alla consacrazione si invoca il dono dello Spirito Santo che discende e strappa l’anima a se stessa per farla una cosa sola con Dio. Nell’atto in cui lo Spirito si dona a noi, ci sottraiamo a noi stessi. È lo Spirito Santo che ci consacra. La consacrazione non avviene solo per nostra volontà, per nostro impegno; per prima cosa è Dio che ci  ha scelti, ci ha strappati  a noi stessi e ci ha fatto suo possesso.

Il Signore con la grazia del Battesimo ci chiama a seguirlo e ci rende consapevoli della nostra totale appartenenza a Lui e della necessità di distaccarci da noi stessi e dallo spirito del mondo per seguire Gesù. Già col Battesimo siamo “figli di Dio”. “Ma - dice san Giovanni (1Gv 3,2) - non è ancora manifesto ciò che saremo”: si tratta di crescere, e di  dare  il  nostro  consenso continuamente, per aderire all’azione dello Spirito Santo nella nostra vita. È importante dire al Signore la nostra volontà di adesione al suo disegno, perché sia Lui a consumarla, col chiedere volta per volta la nostra concreta obbedienza. La vocazione a donare se stessi interamente al Signore, nasce dall’esigenza di vivere in pieno, consapevolmente, come risposta di amore,  il proprio Battesimo. La consacrazione, le promesse o i voti non aggiungono nulla alle infinite possibilità di grazia già presenti nel Battesimo, però attualizzano, rendono vitali ed operanti le energie spirituali che sono necessarie per rispondere al Signore, secondo la vocazione di ciascuno. Egli agisce in noi a poco a poco, trasformandoci, fino a renderci conformi all’immagine del suo Figlio, Cristo Signore.

Il Concilio Vaticano II ha messo in luce che i battezzati sono consacrati, riservati a Dio.

Noi non ci doniamo a Dio con paura o costretti dalla necessità, ma perché abbiamo capito che la vita è una chiamata  all’amore  e a Lui ci doniamo come ci si dona in  un  rapporto di amore.

Ciascuno di noi, se vive nel Cristo, non può non vivere la sua vita, la sua missione.  Il contenuto della missione di Cristo, alla quale noi tutti siamo chiamati  a cooperare, è di rivelare il Padre e di salvare i fratelli.

Essere consacrati nella Comunità vuol dire essere “religiosi”, non nel senso canonico, ma nel senso teologico: anime che vivono la loro consacrazione. La novità nella vita religiosa non sta negli avvenimenti esteriori, ma nell’evento sempre nuovo dell’incontro reale con Dio. La vita religiosa di consacrati si apre alla sorpresa di un incontro sempre nuovo con Dio, in una comunione di amore. Dobbiamo continuamente risvegliarci alla decisione di un impegno che dia alla nostra vita il suo contenuto reale di responsabilità. Viviamo una sola vita, e vogliamo che sia vissuta con pienezza di fede e di amore.

La consacrazione a Dio nella Comunità

Noi non ci consacriamo semplicemente a Dio; ci consacriamo a Dio in una comunità.

Perché la carità che ci unisce a Dio realizza un intimo rapporto di amore fra coloro che vivono il medesimo impegno. Ma anche perché tale consacrazione ci impegna a realizzare una comunità con gli altri, aiutandoci nel rispondere al Signore, tendendo ad un essere insieme, ad avere un “sentire comune”, cioè ad avere in comune uno spirito di  preghiera,  di  semplicità,  di apertura, di disponibilità a Dio e ai fratelli, di umiltà vicendevole, di docilità all’azione dello Spirito, di fede nella nostra vocazione.

Gli impegni e il regolamento di vita

Fare la consacrazione nella Comunità significa prima di tutto assumere l’impegno della propria perfezione, con un’adesione immediata e continua, perché occorre tutto lo spazio della vita per realizzare le esigenze del proprio Battesimo: cercare e amare solo Dio Padre che ci ha amati e salvati in Cristo, che ci ha rigenerati alla sua vita nello Spirito Santo.

Le promesse collegate alla consacrazione sono piccoli impegni: esprimono che il desiderio suscitato in noi è la decisione di distaccarci dai nostri egoismi e di scegliere Dio come l’unico nostro Signore. Esse hanno una funzione ascetica, cioè educativa della nostra debole natura: esprimono e permettono che la nostra vita – concretamente i nostri giorni, le nostre settimane…  - sia realmente orientata a Dio, che siamo costanti come è richiesto da un tale proposito, che la nostra vita abbia da subito un certo ordine, di attenzione al Signore e agli incontri fraterni nel suo Nome.

L’opera di consacrazione del mondo

Poiché la maggior parte di noi vive la sua vita nel mondo, nelle condizioni ordinarie di lavoro e di famiglia in cui la chiamata del Signore lo ha raggiunto, ne deriva che si trova a sperimentare lo stato religioso nella condizione secolare, laicale. La funzione dei laici, “dedicati a Cristo e consacrati dallo Spirito Santo” (Lumen gentium, 34), è di consacrare il mondo a Dio. La loro consacrazione li riserva a Dio, perché attraverso di loro l’amore di Dio salvi, l’amore di  Dio  si manifesti, l’amore di Dio operi la salvezza del mondo.

Per una comunità com’è la  nostra,  la  prima  solidarietà  che  noi  dimostriamo  col  mondo  è  la preghiera. “L’unica efficacia dell’uomo per la salvezza è la preghiera. Il male del mondo è così grande che l’uomo chiamato a sanarlo non può che provare la vertigine e sentirsi sgomento e impotente. … All’amore cristiano è stato dato nella preghiera il mezzo efficace di soccorrere l’uomo poiché la preghiera può tutto sul cuore di Dio, quando è fatta nel nome di Cristo, animata dal medesimo amore” (don D. Barsotti, Circolari, I vol., pag. 27).

I padrini e le madrine

Il padrino (o la madrina) rappresenta e deve servire quell’aiuto fraterno che la Comunità è chiamata a dare ad ogni suo membro. Egli si affianca al consacrato e continuerà ad essergli di aiuto per una revisione personale della sua vita consacrata, davanti alle esigenze semplici ma assolute del Vangelo.

L’intervento dei padrini, sia per il sacramento del Battesimo e della Cresima, sia nel nostro caso per l’ingresso in Comunità, indica che nella Chiesa tutti sono interessati alla sua espansione e a concorrervi con la loro testimonianza: testimonianza che rendono al mondo sulla Chiesa, e alla Chiesa su un figlio di questo mondo che chiede di esservi ammesso e che deve essere accompagnato per diventare pronto a sua volta a dare una testimonianza di vita a Cristo.

Non si può accettare che l’impegno che uno si assume come padrino o madrina di  un consacrato sia un fatto puramente formale e non incida nella vita di coloro che accettano questo impegno. È vero che un consacrato rimane libero, e può allontanarsi non solo dalla Comunità, ma anche da Dio, tuttavia un vero padrino o madrina non può mai dimenticarsi di coloro verso i quali si è reso responsabile davanti a Dio e alla Comunità. L’allontanamento dalla Comunità e da Dio è un caso estremo - che tuttavia rimane possibile - ma più facile può essere che il consacrato possa passare dei momenti di prova, di crisi anche sulla sua vocazione, che abbia tentazioni di scoraggiamento o si adagi in una tiepidezza colpevole. Il padrino o la madrina non possono disinteressarsene: dovranno certo moltiplicare la loro preghiera. Se, come è da augurarsi, si è stabilito tra loro e il consacrato un rapporto di amicizia spirituale, si dovrà anche, con la correzione fraterna e con tutti quei mezzi che la carità può suggerire, stimolare il fratello consacrato a reagire con generosità a qualche delusione o scoraggiamento, a impegnarsi con maggiore fedeltà alla partecipazione degli atti comuni, a vivere con maggiore impegno la propria consacrazione a Dio in una vita di preghiera più intensa e più viva.

Naturalmente è necessario che i consacrandi pensino seriamente alla scelta del padrino o madrina, e che i padrini o madrine pensino seriamente se accettare o meno l’impegno.

- Dalla Costituzione dogmatica sulla Chiesa Lumen gentium

I battezzati vengono consacrati a formare un tempio spirituale, un  sacerdozio  santo,  per offrire, mediante tutte le opere del cristiano, spirituali sacrifici (10).

I laici sono dedicati a Cristo e consacrati dallo Spirito Santo. …

È proprio dei laici cercare il regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio. Vivono nel secolo, cioè implicati in tutti i singoli doveri e affari del mondo e nelle condizioni ordinarie della vita familiare e sociale, di cui la loro esistenza è come intessuta. Ivi sono da Dio chiamati a contribuire, quasi dall’interno a modo di fermento, alla santificazione del mondo mediante l’esercizio del proprio ufficio e sotto la guida dello spirito evangelico e in questo modo a manifestare Cristo agli altri, principalmente con la testimonianza della loro  stessa  vita  e  col fulgore della loro fede, della loro speranza e carità. …

I laici… sono in modo mirabile chiamati e istruiti per produrre sempre più copiosi i frutti dello Spirito. Tutte infatti le loro opere, le preghiere e le iniziative apostoliche, la vita coniugale e familiare, il lavoro giornaliero, il sollievo spirituale e corporale, se sono compiute nello Spirito, diventano spirituali sacrifici graditi a Dio per Gesù Cristo, i  quali  nella  celebrazione dell’Eucarestia sono piissimamente offerti al Padre insieme all’oblazione del Corpo del Signore. Così anche i laici, in quanto adoratori  santamente operanti,  consacrano a  Dio  il  mondo stesso (34).

Non pensi alcuno che i religiosi con la loro consacrazione diventino estranei agli uomini o inutili alla città terrestre. Poiché, anche e talora non assistono direttamente i loro contemporanei, li tengono tuttavia presenti in modo più profondo con la tenerezza di Cristo e con essi collaborano spiritualmente, affinché la edificazione della città terrena sia sempre fondata nel Signore e a Lui diretta, né avvenga che lavorino invano quelli che la stanno edificando (6).

 

- Da don Divo Barsotti, Vademecum pagg. 187-191

LA CONSACRAZIONE

… È necessario chiarire, per chi ha fatto la consacrazione, un punto molto importante. … La Comunità non è un elemento accessorio alla consacrazione medesima. Come non si può lasciare la Chiesa senza separarsi da Dio, così non ci si può separare dalla Comunità senza che cada nello stesso tempo la consacrazione. Come l’amore e l’unione coi fratelli è il segno che garantisce la nostra unione con Dio, così una consacrazione che ci lega particolarmente a Dio, ci  unisce anche e ci lega in modo particolarissimo ai fratelli e alle sorelle che hanno fatto con noi la stessa consacrazione.

La consacrazione nella Comunità è la presa di coscienza della nostra vocazione a realizzare la grande dignità del battesimo ricevuto, che ha posto in noi, divenuti figli di Dio, la potenza di vivere la stessa vita di Dio. È un’impresa gigantesca, ma se ci abbandoniamo alla forza dello Spirito, certamente lo Spirito opererà in noi per condurci verso la santità realizzando sempre più pienamente la nostra figliolanza divina.

Come Gesù nel suo battesimo al Giordano ricevette l’unzione che lo consacrò re, profeta e sacerdote, così noi con la consacrazione nella Comunità acquistiamo coscienza delle potenzialità che il battesimo ha posto in ciascuno di noi, unto come il Cristo, re, profeta e sacerdote.

La nostra regalità si esercita nella lotta contro il male, contro Satana, che, pur vinto da Gesù, continua a tentarci. La consacrazione nella Comunità è un mezzo soprannaturale che Dio ci dona per la salvezza  del mondo  e per vincere il male che  attenta al nostro spirito.  Noi, unti re, come Gesù siamo sull’orlo del deserto “con l’armatura di Dio”, come scrive san Paolo agli Efesini (6,13-17), “cinti i fianchi con la verità... e con la spada dello Spirito, cioè la parola di Dio”.

La nostra funzione profetica, derivante dalla consacrazione,  è  la  testimonianza  che dobbiamo dare della presenza di Dio nel mondo di oggi con tutta la nostra vita, lasciandoci impregnare dalla Parola divina ascoltata, accolta, meditata.

La funzione sacerdotale ci fa partecipare a quella del Cristo attraverso la lode, la preghiera e l’offerta di sé, in sacrificio. Ed il nostro sacerdozio laicale è molto più ampio e gravoso di quello sacerdotale che non può raggiungere tutti. Vivendo in un’intimità continua con Dio, nascosta ma efficace, e attraverso la varietà degli stati, che la Comunità accoglie in sé (vergini, sposati, sacerdoti), dobbiamo travasare in Lui tutta la realtà che ci circonda e  riscattare  quella profana, che è il peccato. Ci troviamo così impegnati a lavorare in  un ambito vasto quanto il mondo intero, con tutto quello che facciamo e siamo, là dove Dio ci ha posti e dove  la consacrazione nella Comunità ci lascia ad operare come re, profeti e sacerdoti.